venerdì 31 marzo 2017

Ospedali: batteri killer e negligenza sanitaria!


 
Leggendo l'articolo su alcune morti sospette avvenute in ospedale, tutti pazienti che occupavano lo stesso letto (n. 8), mi sono venute in mente alcune scene alle quali ho assistito personalmente in ospedale.
Mio malgrado assistendo un familiare in ospedale, mi sono accorta che un paziente era deceduto (da qualche ora), ho chiamato i medici e sono uscita dalla stanza.
Dopo circa un'ora il cadavere è stato portato via ed il letto cambiato, lenzuola, federa e copri materasso compresi.
Premetto che eravamo in inverno e il poveretto aveva anche delle coperte addosso, ebbene queste coperte sono state date ad un malato che aveva freddo e non ne disponeva.
Preciso che il cuscino non è stata sterilizzato ma riutilizzato subito, seppur senza federa.
La cosa mi ha davvero sconvolta, la leggerezza del gesto da parte del personale sanitario e le possibili implicazioni sanitarie mi hanno fatto riflettere su come sia certo che la maggiore fonte di infezioni sia proprio l'ospedale.

martedì 28 marzo 2017

Abiti e scarpe che ci fanno ammalare!



A seguito di una interessante conversazione con un'oncologa ho deciso di approfondire l'argomento da quest'ultima suggerito. L'oncologa in questione mi parlava dell'estrema tossicità che in alcuni casi provoca il cancro delle sostanze contenute in vestiti e scarpe.
Ho approfondito l'argomento partendo dai prodotti su bancarelle di produzione cinese fino ad arrivare ai grandi marchi.
E' certo ormai che i prodotti cinesi contengono sostanze altamente dannose per la salute come formaldeide, piombo, cadmio, nichel, ftalati....
Attenzione però anche ai grandi marchi, perchè quando leggiamo sulle etichette “made in Italy” non abbiamo la certezza che il prodotto sia stato realizzato interamente nel nostro Paese. Una azienda può fabbricarlo in Cina, dove non ci sono controlli e poi spedirlo in Italia per gli ultimi ritocchi.
Se crediamo poi che acquistare fibre naturali come il cotone o la seta ci metta al sicuro è sbagliato, perché non è tanto la materia prima utilizzata a essere incriminata, ma i processi di lavorazione che questa subisce, e i materiali con cui viene trattata prima di finire sullo scaffale /bancarella / cassetto : coloranti, sbiancanti, fissatori, anti-piega, antiossidanti, ammorbidenti, detergenti, antistatici, antimuffa, stabilizzanti, solubilizzanti e ignifuganti funghicidi che nel prodotto finale lasceranno inevitabilmente tracce, più o meno elevate, di  sostanze tossiche, molte delle quali fortemente allergizzanti, alcune potenzialmente cancerogene.
Se pensiamo di superare il problema rivolgendoci ai tessuti bio, sbagliamo nuovamente, spesso la dicitura “bio” o “organico” sull’etichetta non corrisponde a verità o è riferita a una percentuale marginale di fibra. Succede anche che sia “bio” il cotone ma non la lavorazione effettuata, non essendo ancora state definite chiare procedure di controllo come nel settore alimentare. In altre parole si tratta spesso solo di pubblicità.
I capi colorati, soprattutto neri, blu e in parte anche rossi, sono senz’altro quelli più pericolosi perché potrebbero nascondere anche tracce di nickel.. 
Una ricerca effettuata da Greenpeace ha rilevato la presenza dell’NPE in due terzi dei capi di abbigliamento testati, compresi quelli di grandi e noti marchi multinazionali che hanno sedi di produzione extraeuropee. Questa sostanza attacca gli ormoni, minacciando la fertilità, la crescita e lo sviluppo sessuale.
Il quadro delineato è piuttosto allarmante e ci tornerò non appena avrò acquisito nuovi dati.

giovedì 23 marzo 2017

Plastica: maschi che diventano femmine!



Ho approfondito un argomento che mi turbava da molto tempo: la femminilizzazione diffusa grazie ai componenti rilasciati dalla plastica.
Se ne parla poco, dato il business che ruota attorno a questi prodotti, ma la diffusione è tale che il genere umano si estinguerà sicuramente se la femminilizzazione degli uomini progredirà a dismisura!
Il discorso è complesso, cercherò di sintetizzarlo al massimo.
Tutti o quasi i prodotti alimentari e non, contengono ftalati,  rilasciati dai loro contenitori. Questo l'elenco non esaustivo: tonno in scatola, salumi, formaggi, insalate, acqua minerale (nelle bottiglie di plastica) i contenitori da fast-food, pasti destinati alle scuole e agli ospedali, te, ciucci, biberon, presidi medici per neonati, lattine, succhi di frutta, bevande al cioccolato, pentole in pietra.
Il problema della femminilizzazione ha già colpito il mondo animale (pesci e alcuni grandi rettili)e sta colpendo in questi anni anche gli uomini.
Queste le considerzioni del programma "Ciao maschio" su Rai3:
" La femminilizzazione del maschio non è fantascienza, è diventata una realtà sulla quale studiano gli scienziati di mezzo mondo.
Quali possono essere le cause? Secondo molti ricercatori vanno cercate non tanto nelle grandi fonti di inquinamento del pianeta, ma nei banali oggetti che popolano la nostra vita quotidiana e nelle sostanze chimiche che possono interferire con il  nostro sistema ormonale. E sfortunatamente, questi potenziali interferenti endocrini possono essere quasi ovunque.
Il nostro futuro è a rischio? E che fine faranno gli uomini?"
Bisognerà sicuramente "tornare indietro" per poter "andare avanti" diceva mia madre!